Hamas: “Gli ostaggi non torneranno senza negoziati”. Telefonata fra Netanyahu e Putin: “Pericolosa cooperazione tra Russia e Iran”

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente russo Vladimir Putin hanno avuto una telefonata di circa 50 minuti stamane. Secondo l’ufficio di Netanyahu, il premier ha espresso preoccupazione per “la pericolosa cooperazione tra Mosca e Teheran”. Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha ribadito che Mosca farà di tutto per un cessate il fuoco a Gaza biasimando “la punizione collettiva dei palestinesi da parte israeliana”. L’intensificarsi dei combattimenti a Khan Younis – che, secondo Israele, dureranno ancora un mese – ha spinto l’Idf a ingiungere ai residenti di lasciare le proprie case e raggiungere il campo di Al-Mawasi. Nella Striscia la situazione è drammatica.

L’Onu lancia l’allarme: “Metà della popolazione muore di fame, 9 famiglie su 10 non mangiano tutti i giorni”. Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha parlato al Forum di Doha e ha ricordato il veto Usa alla risoluzione per una tregua a Gaza: “L’Onu è paralizzata da divisioni geostrategiche. Ma io prometto di non arrendermi”.

Israele non sarà in grado di recuperare nessuno dei suoi ostaggi a meno che non si impegni in colloqui su accordi di scambio mirati. Lo ha detto Abu Obaida, portavoce delle Brigate al-Qassam, in un messaggio pre registrato trasmesso da Al Jazeera. «Diciamo agli israeliani che Netanyahu, Gallant e altri membri del gabinetto di guerra non possono riportare indietro i loro prigionieri senza negoziati. L’ultima uccisione di un prigioniero che hanno cercato di riprendere con la forza lo dimostra», ha aggiunto Obaida.

Secondo Obaida, i miliziani da Beit Hanun a Khan Yunis in dieci giorni «sono riusciti a distruggere più di 180 veicoli militari (veicoli per trasporto truppe, carri armati e bulldozer), parzialmente o totalmente. I nostri combattenti hanno effettuato operazioni che includevano attacchi di fanteria a distanza zero, decine di attacchi di cecchini e utilizzo di armi antiuomo». Il 10 ottobre scorso l’esercito israeliano aveva annunciato di aver colpito la casa del portavoce dell’ala militare di Hamas ma non c’erano notizie certe sulla sua presenza o meno all’interno dell’abitazione.

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