Antibiotici per le infezioni delle basse vie respiratorie? Lo studio: “Nel 29% dei casi prenderli non ha cambiato durata e gravità”
Tel Aviv, 17 gen. (Adnkronos) – “Le probabilità di una guerra al nord sono più alte che mai”. E’ l’avvertimento lanciato dal capo di Stato maggiore israeliano, generale Herzl Halevi, in riferimento a un possibile conflitto con il Libano, dunque un allargamento della guerra tra Israele e Hamas. Ieri, in un incontro con i soldati nel nord di Israele, nel corso di un’esercitazione che simulava un’offensiva in Libano, Halevi ha affermato che le Forze di difesa israeliane “stanno aumentando la prontezza per uno scontro in Libano, abbiamo appreso molte lezioni dai combattimenti a Gaza, molte delle quali sono molto rilevanti per i combattimenti in Libano, e ce ne sono alcune che devono essere aggiustate”.
“Vogliamo raggiungere un obiettivo molto chiaro in Libano, per riportare i residenti a nord, tutte le comunità del nord”, ha aggiunto, riferendosi a circa 80.000 israeliani sfollati a causa degli attacchi quotidiani da parte di Hezbollah. “Non so quando la guerra nel nord accadrà. Posso dirvi che la probabilità che accada nei prossimi mesi è molto più alta di quanto non fosse in passato”, ha ribadito il capo di Stato maggiore.
Sono 253 le persone prese in ostaggio in Israele durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Lo ha annunciato l’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Israele ritiene che a Gaza ci siano ancora 132 ostaggi, di cui 105 vivi e 27 morti. Gli altri ostaggi sono stati rilasciati o liberati. Secondo quanto indicato dall’emittente israeliana Channel 13, Netanyahu avrebbe ostacolato nei giorni scorsi una proposta di accordo sullo scambio di prigionieri elaborata dai ministri del gabinetto di guerra.
Inoltre, stando a quanto riferito dai media dello Stato ebraico, il primo ministro israeliano ha ordinato all’esercito di ispezionare i camion con i farmaci da consegnare nella Striscia di Gaza, parte dei quali destinati agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
La Cnn ha mandato in onda un video che mostra un terrorista di Hamas mentre decapita due israeliani il 7 ottobre. Lo ha riferito Haaretz, secondo cui le immagini sono state riprese da una telecamera di sicurezza del kibbutz di Nir Oz e sono state date alla Cnn da una fonte israeliana.
Intanto una fonte di Hamas a Beirut ha detto alla Dpa che i leader di Hamas non lasceranno la Striscia di Gaza volontariamente, in previsione di un aumento del numero dei militari israeliani nell’enclave palestinese. “Sarà vittoria o martirio”, ha affermato la fonte. La Striscia di Gaza è la terra dei palestinesi e di Hamas, ha detto, aggiungendo che il sangue dei leader del gruppo non vale di più di quello della popolazione.
Eliminare i leader di Hamas nell’enclave palestinese è uno degli obiettivi più importanti della rappresaglia che sta conducendo Israele per l’attacco subito il 7 ottobre. Si ritiene che i leader di Hamas siano perlopiù nascosti nella fitta rete di tunnel costruita nella Striscia di Gaza e questo rappresenta una grande sfida per le forze armate israeliane. L’obiettivo numero uno è Yehya al-Sinwar, capo di Hamas nella Striscia di Gaza.
Le forze israeliane hanno bombardato pesantemente l’area vicina all’ospedale Nasser senza alcun ordine di evacuazione, facendo fuggire nel panico i pazienti e molte delle migliaia di civili sfollati che avevano cercato rifugio. Lo ha denunciato un chirurgo di Medici Senza Frontiere (Msf) all’ospedale Nasser a Khan Younis.
“La situazione è catastrofica. Ci sono troppi pazienti che il personale non è in grado di gestire – ha dichiarato Leo Cans, capomissione di Msf per la Palestina, durante una visita all’ospedale Nasser, attualmente la più grande struttura sanitaria funzionante di Gaza, che sta operando al 300% della capacità – I combattimenti sono molto vicini a noi. Sentiamo molti bombardamenti e molti spari. C’è stato un attacco aereo (15 gennaio) a 150 metri dall’ingresso dell’ospedale che ha ucciso otto persone e ne ha ferite più di 80”.
Sotto i riflettori la tensione tra Iran e Pakistan. Islamabad ha richiamato il suo ambasciatore in Iran a seguito della “violazione ingiustificata” del suo spazio aereo da parte di Teheran e ha deciso di non consentire “per il momento” il ritorno a Islamabad dell’ambasciatore iraniano, che attualmente si trova nella Repubblica islamica. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri di Islamabad, Mumtaz Zahrah Baloch, all’indomani dell’attacco iraniano con droni e missili che ha preso di mira in Pakistan due basi del gruppo separatista di matrice sunnita Jaish al-Adl, che ha rivendicato diversi attacchi nel sud-est della Repubblica islamica.
“Il Pakistan si riserva il diritto di rispondere a questo atto illegale e la responsabilità delle conseguenze ricadrà direttamente sull’Iran”, ha affermato la portavoce durante un punto stampa, precisando che le autorità pakistane hanno “trasmesso questo messaggio al governo iraniano”. Baloch ha aggiunto anche che Islamabad ha sospeso tutte le visite ad alto livello in corso o previste tra Pakistan e Iran.
“I nostri missili e droni non hanno preso di mira alcuno dei cittadini del Paese amico e fraterno del Pakistan. Il nostro obiettivo era il gruppo terroristico Jaish-al-Adl, che è basato al confine Iran-Pakistan”, ha dichiarato il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian, nel suo intervento al forum di Davos.
Il ministro degli Esteri di Teheran ha parlato al telefono con il suo collega di Islamabad, Jalil Abbas Jilani, e, riportano i media iraniani, ha confermato al suo omologo che la sicurezza dell’Iran è stata ripetutamente minacciata da Jaish al-Adl, sottolineando che la Repubblica islamica “rispetta la sovranità e l’integrità territoriale del Pakistan”.
Intanto un colonnello dei Guardiani della Rivoluzione, Hossein Ali Javadanfar, è stato ucciso in un attacco “terroristico” nella provincia del Sistan e Balucistan. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Tasnim, precisando che il colonnello è stato ucciso a colpi di arma da fuoco sulla strada Khash-Zahedan.
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