Il partito socialista europeo e l’appello a popolari e liberali: “No alla normalizzazione della destra nazionalista”

Un argine o meglio un muro contro la destra, qualsiasi cosa succeda. I socialisti europei hanno lanciato un appello a popolari e liberali del continente affinché non cedano alla tentazione di intese o alleanze con la destra nazionalista, qualsiasi sarà la sua forza dopo le elezioni europee del mese prossimo. E lo hanno fatto con una “dichiarazione di Berlino sulla democrazia” firmata dai leader dei partiti che compongono il Pse, tra cui il Pd di Elly Schlein, in sostanza dicendo basta alla “normalizzazione della destra nazionalista” cui ha aperto di recente la presidente della Commissione europea e capolista del Partito popolare europeo (Ppe), Ursula von der Leyen.

“Nessuna collaborazione o alleanza con Ecr o Id nel Parlamento Europeo”, si afferma nella dichiarazione di Berlino con riferimento al Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Ecr) – cui appartengono fra gli altri Fratelli d’Italia della premier Giorgia Meloni, la spagnola Vox e il polacco Pis – e Identità e Democrazia (Id), in cui spiccano per numero di eurodeputati la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen ma anche gli estremisti di destra tedeschi dell’Afd. “Invitiamo tutti i partiti democratici europei a rifiutare decisamente qualsiasi normalizzazione, collaborazione o alleanza con le forze di estrema destra”, aggiungono i leader del Pse.

È “un segnale molto forte anche ai popolari e ai liberali”, ha commentato Schlein, che ha voluto partecipare al varo della dichiarazione anche se era il giorno del suo compleanno (circostanza apprezzata dai partecipanti alla conferenza, tra cui il candidato di punta del Pse, Nicolas Schmit, che gli hanno cantato “Happy birthday”). Oltre che “una sfida” lanciata a Ppe e Alde, la Dichiarazione di Berlino è “la risposta più forte alle gravi dichiarazioni di qualche giorno fa di Ursula von der Leyen, che ha invece aperto ad un’alleanza anche con le forze conservatrici” e “nazionaliste”, ha esplicitato la segretaria del Partito democratico. “Noi diciamo no“, ha scandito parlando ai giornalisti, “e diciamo che i socialisti non sono disposti nemmeno a sedersi a un tavolo di trattativa con queste forze”. Nessuna “normalizzazione” dei rapporti con loro, appunto. “Per noi è molto importante essere qui oggi con la famiglia socialista, firmando questa dichiarazione congiunta che è anzitutto un impegno a dire mai alleanze o coalizioni con le forze nazionaliste di destra”, ha sottolineato Schlein.

Dove governa la destra nazionalista vengono limitati diritti come quelli delle donne e delle persone Lgbtiq+ ma anche la libertà di stampa, si sostiene nella dichiarazione. Un tema, quello del controllo governativo sui media, che Schlein ha rimarcato commentando la recente classifica di Reporters Sans Frontières: “È sicuramente grave che dopo un anno e poco più di governo Meloni abbiamo visto calare l’Italia di 5 posizioni”, ha detto la leader del Pd. “Devo dire che non stiamo stupiti. Abbiamo visto un’occupazione militare del servizio pubblico che tale smette di essere per diventare in questo modo megafono del governo”.

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Il partito socialista europeo e l’appello a popolari e liberali: “No alla normalizzazione della destra nazionalista”

Un argine o meglio un muro contro la destra, qualsiasi cosa succeda. I socialisti europei hanno lanciato un appello a popolari e liberali del continente affinché non cedano alla tentazione di intese o alleanze con la destra nazionalista, qualsiasi sarà la sua forza dopo le elezioni europee del mese prossimo. E lo hanno fatto con una “dichiarazione di Berlino sulla democrazia” firmata dai leader dei partiti che compongono il Pse, tra cui il Pd di Elly Schlein, in sostanza dicendo basta alla “normalizzazione della destra nazionalista” cui ha aperto di recente la presidente della Commissione europea e capolista del Partito popolare europeo (Ppe), Ursula von der Leyen.

“Nessuna collaborazione o alleanza con Ecr o Id nel Parlamento Europeo”, si afferma nella dichiarazione di Berlino con riferimento al Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Ecr) – cui appartengono fra gli altri Fratelli d’Italia della premier Giorgia Meloni, la spagnola Vox e il polacco Pis – e Identità e Democrazia (Id), in cui spiccano per numero di eurodeputati la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen ma anche gli estremisti di destra tedeschi dell’Afd. “Invitiamo tutti i partiti democratici europei a rifiutare decisamente qualsiasi normalizzazione, collaborazione o alleanza con le forze di estrema destra”, aggiungono i leader del Pse.

È “un segnale molto forte anche ai popolari e ai liberali”, ha commentato Schlein, che ha voluto partecipare al varo della dichiarazione anche se era il giorno del suo compleanno (circostanza apprezzata dai partecipanti alla conferenza, tra cui il candidato di punta del Pse, Nicolas Schmit, che gli hanno cantato “Happy birthday”). Oltre che “una sfida” lanciata a Ppe e Alde, la Dichiarazione di Berlino è “la risposta più forte alle gravi dichiarazioni di qualche giorno fa di Ursula von der Leyen, che ha invece aperto ad un’alleanza anche con le forze conservatrici” e “nazionaliste”, ha esplicitato la segretaria del Partito democratico. “Noi diciamo no“, ha scandito parlando ai giornalisti, “e diciamo che i socialisti non sono disposti nemmeno a sedersi a un tavolo di trattativa con queste forze”. Nessuna “normalizzazione” dei rapporti con loro, appunto. “Per noi è molto importante essere qui oggi con la famiglia socialista, firmando questa dichiarazione congiunta che è anzitutto un impegno a dire mai alleanze o coalizioni con le forze nazionaliste di destra”, ha sottolineato Schlein.

Dove governa la destra nazionalista vengono limitati diritti come quelli delle donne e delle persone Lgbtiq+ ma anche la libertà di stampa, si sostiene nella dichiarazione. Un tema, quello del controllo governativo sui media, che Schlein ha rimarcato commentando la recente classifica di Reporters Sans Frontières: “È sicuramente grave che dopo un anno e poco più di governo Meloni abbiamo visto calare l’Italia di 5 posizioni”, ha detto la leader del Pd. “Devo dire che non stiamo stupiti. Abbiamo visto un’occupazione militare del servizio pubblico che tale smette di essere per diventare in questo modo megafono del governo”.

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