Ansiolitici nelle bevande dei colleghi del 118: 44enne ai domiciliari per stalking e lesioni
Non si sa perché lo abbia fatto ma inquirenti e giudici non sembrano avere dubbi: è stato lui ad avvelenare i colleghi, creando un clima di sospetto, paura e diffidenza in un ambiente di lavoro delicato come lo è una centrale del 118, in particolare nel reparto degli operatori di elisoccorso. Ansia a tal punto che gli elicotteristi hanno confessato di aver avuto paura che qualcuno sabotasse le funi di sicurezza.
Claudio Tacconi, 44 anni, ex coordinatore infermieristico della centrale 118 Emilia Est a Bologna, è finito agli arresti domiciliari per stalking e lesioni personali: è accusato di aver somministrato, in caffè, bibite o alimenti, sostanze antipsicotiche ad almeno dieci persone che lavoravano con lui tra il 2020 e il 2023. I carabinieri della sezione di polizia giudiziaria e del Nas hanno eseguito ieri sera la misura cautelare disposta dal tribunale del Riesame.
Tacconi, che in passato fu premiato per aver soccorso un ciclista colpito da infarto e che da alcuni mesi (aveva già ricevuto un avviso di garanzia), era stato trasferito in altra struttura, ha fin qui sempre negato tutto. Ma le testimonianze di chi lavorava con lui, raccolte in un esposto alla Procura presentato dal dipartimento di salute pubblica dell’Ausl e gli accertamenti dei carabinieri hanno messo in fila una serie di elementi convergenti.
L’Ausl aveva segnalato i malesseri, alcuni anche preoccupanti: sintomi di sonnolenza prolungata, disturbi dell’equilibrio, stanchezza, mal di testa, difficoltà di eloquio. Qualcuno fu inviato al pronto soccorso con ricovero in stroke unit, come se colpito da attacchi ischemici. I primi accertamenti sostanze nocive presenti nell’impianto di aereazione o idrico ed evidenziarono che quasi tutti si erano sentiti male dopo aver bevuto caffè dal distributore automatico o altre bevande o alimenti lasciati incustoditi. Quasi sempre, è emerso, era presente Tacconi.
Dagli esami del sangue su una persona intossicata è stata rilevata la presenza di clotiapina (antipsicotico) e lo stesso principio attivo è stato trovato in un farmaco trovato nel suo marsupio. Nel corso delle indagini l’indagato avrebbe cercato di allontanare i sospetti su di sé, “autointossicandosi” con benzodiazepine, attraverso una lettera anonima che faceva ipotizzare che qualcuno avesse rancore contro di lui e denunciando un’aggressione subita, secondo gli investigatori un episodio simulato.
«Speriamo che questa brutta storia sia alle spalle e guardiamo con più fiducia al futuro», ha commentato il direttore generale dell’Ausl di Bologna, Paolo Bordon. «I provvedimenti assunti vanno nella direzione della conferma di un quadro accusatorio – sottolinea Bordon – Seguiremo le vicende giudiziarie e faremo anche eventualmente azioni come azienda sanitaria, tuteleremo l’immagine dell’azienda».
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