Terremoto Campi Flegrei, a Napoli ancora scosse. «Aiuti per chi lascia l?area, tre Comuni nella zona rossa»

«Dobbiamo essere pronti a tutto. Pronti a ogni evenienza. Le stime saranno fatte nei prossimi giorni, ma servono oltre 500 milioni di euro per la messa in sicurezza degli edifici nei Campi Flegrei. E stiamo valutando se non sia anche utile la strada di sostenere il cittadino che volesse lasciare quella zona, che dice “non vogliamo più stare qui”. Il governo deve aiutare questa scelta, accompagnarla o girarsi dall’altra parte?». A parlare è il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, al termine del vertice a Palazzo Chigi dedicato all’emergenza sismica dei Campi Flegrei. Aggiunge: chi ha scelto di vivere in quell’area conosce i pericoli, parliamo di 500mila persone se si considera la zona rossa per il rischio vulcanico, «conosce la situazione. Eppure, ce ne ricordiamo solo quando la terra trema e questo è un grande limite, serve una convivenza vigile con il pericolo. Ma possiamo aiutare chi decide di andarsene». Da Palazzo Chigi, sull’emergenza in corso, ricordano: ora la priorità è mettere in sicurezza le scuole.

SCENARIO

Il ragionamento parte dalla scossa di lunedì sera alle 20.10, «la più intensa degli ultimi 40 anni», per spiegare quanto sia urgente completare il piano di evacuazione «che deve passare anche nell’informazione alla popolazione mai fatta in passato». Musumeci mette in fila i tre rischi nell’area: sismico, vulcanico e bradisistico: «Si tratta di un vulcano molto complesso, non lo si vede da lontano ma questo non vuole dire che non sia pericoloso». E ricorda un numero: «Nella zona rossa del bradisismo abitano 80mila persone. Sono tre i Comuni interessati dalla zona del bradisismo, da non confondersi con la zona rossa del rischio vulcanico, che comprende sette Comuni». Ancora: «Le scosse possono durare un mese, un anno, possono evolversi, possono estinguersi. La comunità scientifica non è nelle condizioni di intercettare l’evoluzione del fenomeno, quindi dobbiamo essere pronti a ogni evenienza. Stiamo lavorando con la Prefettura, con i Comuni, la Regione, per definire un piano di evacuazione che resta nel cassetto, ma in caso di necessita deve essere attuato». Ad oggi la situazione è quella di un costante allarme con cui è condannata a convivere la popolazione in appartamenti segnati dalle crepe e minacciati dalle scosse periodiche. Musumeci, dopo avere escluso il ricorso al sisma-bonus («troveremo forme diverse»), ricorda: «Non ho letto la relazione della commissione Grandi Rischi che si è riunita sui Campi Flegrei, ma credo che confermerà l’allerta gialla. Non so se ci siano stati pareri divergenti, non lo escludo. È stato un errore del passato incoraggiare nuove costruzioni nell’area, e questo governo si adopererà con un’apposita norma per vietare nuove costruzioni nella zona del bradisismo. Chi vuole riqualifichi, ristrutturi, consolidi quelle esistenti».

Alcuni flash sulla situazione degli ultimi giorni in cui paura e timori hanno interessato anche la città di Napoli: scuole prima evacuate, poi chiuse nell’isola di Procida; lezioni sospese a Pozzuoli; 46 famiglie costrette a lasciare le loro abitazioni nell’area di Pozzuoli; trasferite le 138 detenute del carcere femminile di Pozzuoli; bloccati i ricoveri dell’ospedale Santa Maria, sempre a Pozzuoli, garantite solo le urgenze.

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SGOMBERI

In sintesi: la terra continua a tremare in Campania, nella zona dei Campi Flegrei, dopo la scossa più forte di lunedì sera (4,4), lo sciame sismico non si ferma (ieri mattina 3,6). Ci sono 836 segnalazioni di danni negli edifici. Nel 20 per cento dei sopralluoghi effettuati dai vigili del fuoco è partito l’ordine di sgombero. Con queste premesse ieri pomeriggio a Palazzo Chigi si è svolto il vertice sui Campi Flegrei al quale hanno partecipato, tra gli altri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Nello Musumeci (Protezione civile), Giuseppe Valditara (Istruzione), il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio e il prefetto di Napoli, Michele Di Bari.

SCIAME

Il vertice doveva fare il punto della situazione sulle misure da prendere e anche sull’aggiornamento dei piani di evacuazione nel caso di scosse ancora più intense. Spiega il vulcanologo Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: «È finito lo sciame sismico iniziato il 20 maggio ai Campi Flegrei: dal pomeriggio di martedì è andato esaurendosi gradualmente fino a terminare. Il terremoto di magnitudo 3,6 registrato alle 8.28 di ieri mattina è quindi un nuovo episodio. Non fa parte dello sciame, ma la dinamica generale non cambia. Il fatto che finisca uno sciame e che poi ci siano eventi fa parte dello stesso processo».

Resta il bradisismo: «La velocità di deformazione media di 2 centimetri al mese è stabile da 40 giorni e si riflette nell’aumento di sismicità, confrontabile a quella dell’autunno scorso». La terra ieri ha tremato anche in un’altra regione italiana, in Emilia, a Parma, con due scosse attorno a 3.5 di magnitudo, l’attenzione è calamitata dalle decisioni prese nel vertice di ieri pomeriggio.

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