La realtà virtuale ha ancora un cattivo odore, non è profumata

La realtà virtuale ha ancora un cattivo odore, non è profumata

VR ANCORA PUZZA e il suo fetore ha molte note. Puzza di ricchi ragazzi bianchi, che sovrafinanziano selvaggiamente e costantemente sovrastimano la tecnologia sempre sull’orlo di una svolta. Le incursioni di Meta e della comunità crittografica nella realtà virtuale stanno per rendere la realtà virtuale più putrida.

È troppo costoso e lo diventa solo di più. Ha un funk purulento di privilegio radicato, nonostante le affermazioni dei suoi fornitori che promuovono l’empatia e l’inclusione. Inoltre, alcuni si lamentano, ha un odore poco cotto: in VR nessuno ha le gambe. Ma forse più di ogni altra cosa, il metaverso puzza perché non odora di niente.

L’odore è il punto cieco della realtà virtuale. La maggior parte dei tecnologi della realtà virtuale non si accorge nemmeno della mancanza di odori o si preoccupa delle sue conseguenze, nonostante stia diventando disponibile una tecnologia olfattiva convincente.

L’odore è probabilmente il nostro senso più reale, il senso che più ci radica nella realtà. Se la realtà virtuale vuole esprimere il suo potenziale, deve svegliarsi e annusare la sua nauseante inodore.

PRIMA DI storcere il naso a Smell-O-Vision 2.0, senti un odore di ciò che l’odore può fare per te.

L’olfatto ci aiuta a rilevare le minacce in arrivo. Non mangeremo cibo che puzza di viziato e ci allontaniamo da un accenno di fumo o gas. Siamo evolutivamente programmati per rispondere rapidamente agli odori e formulare giudizi duraturi su di essi.

Il rilevamento delle minacce nell’olfatto ci ricorda anche che siamo vulnerabili e offusca i confini tra i nostri corpi e l’ambiente. Tutti questi fattori rafforzano l’immersione, uno degli obiettivi principali della realtà virtuale.

L’olfatto aumenta anche la posta in gioco emotiva e situa un’esperienza all’interno delle nostre storie personali. Per vista, suono, gusto e tatto, uno stimolo viaggia dall’organo sensoriale al talamo evolutivamente più recente del cervello, che gestisce complesse capacità di elaborazione. L’odore è diverso: è tutto vecchio cervello.

Gli odori aggirano il talamo, viaggiando direttamente dal naso ai bulbi olfattivi situati dietro il punto in cui gli occhiali poggiano sul viso. Questa sporgenza dei nervi simile a una lingua elabora entrambi gli odori nel cervello ed è strettamente connessa con le regioni cerebrali più antiche, in particolare l’amigdala, che gestisce le emozioni, e l’ippocampo, che si occupa della memoria.

Quando si forma un ricordo importante, di solito provi emozioni. Se anche tu stai annusando qualcosa, la memoria, l’emozione e l’olfatto si fonderanno.

Ecco perché gli odori evocano ricordi con una vividezza così sorprendente: la brillante, acre dose di cloro sottratta al sudore stantio che ti riporta inconfondibilmente nello spogliatoio della tua squadra di nuoto del liceo; il morbido mix di acqua di rose, pane tostato bruciato e sigarette che evoca l’amore di tua nonna.