Sciopero benzinai, revocato il secondo giorno: oggi servizi regolari

Sciopero
benzina
i
: revocato il secondo giorno. Lo
sciopero dei benzinai si ferma a metà strada dopo le
prime 24 ore anche per i gestori di Fegica e di Figisc-Anisa
Confcommercio. Ma non perché le risposte ottenute al quarto
incontro, convocato in tarda mattinata al ministero delle Imprese
per chiarimenti tecnici, siano state soddisfacenti. Tutt’altro.
È stato fatto «per gli automobilisti, non certo per il
governo» hanno spiegato le due sigle sostenendo che
«uno degli obiettivi fondamentali, vale a dire ristabilire la
verità dopo le accuse false e scomposte verso una categoria
di lavoratori, è stato abbondantemente raggiunto. I
cittadini italiani hanno capito» che il Governo, «ha
incautamente scaricato sui gestori la responsabilità
dell’aumento dell’accisa e li ha indicati come i veri
speculatori», ha ribadito in mattinata Roberto Di Vincenzo,
presidente della Fegica.

Sciopero benzinai, la revoca di Fegica e Figisc 

La chiusura dei distributori, secondo i dati diffusi dalle
tre organizzazioni – anche la Faib Confesercenti – ha visto
un’adesione dell’80-90% al netto delle precettazioni, dei
gestori diretti e qualche pompa bianca, pari a 12-13mila impianti
sui 22mila totali. Un’adesione ritenuta alta «nonostante
una forte attività delle prefetture per precettare – ha
spiegato il presidente della Figisc Confcommercio Bruno Bearzi – Un
accanimento che non ho mai visto in 30 anni che faccio
sindacato». Sulla revoca dello sciopero, il ministro
(impegnato a Bruxelles) in serata ha detto soddisfatto che
«è stato apprezzato l’impegno continuo del Governo
a migliorare il testo del decreto legge che mantiene fisso il
principio della trasparenza a beneficio sia dei consumatori che
degli stessi gestori. Soprattutto è stata riconosciuta
l’importanza dell’insediamento di un tavolo permanente per
il riordino complessivo del settore». La convocazione dal
capo di gabinetto del Mimit sui contenuti dell’emendamento che
sarà presentato alla Camera è arrivata alle tre sigle
mentre erano riunite in un’assemblea pubblica vicino a
Montecitorio.

L’incontro «ha confermato il persistere di molte
criticità» hanno precisato Fegica e Figisc
Confcommercio (ciascuna dice di avere intorno agli 8-9mila
iscritti). «Insistere nell’azione di sciopero per
ottenere ascolto dal Governo non ha più alcuna ragione di
essere» hanno quindi deciso. Ma «la mobilitazione
rimane in piedi» ha avvertito il presidente di Fegica,
Roberto Di Vincenzo, annunciando che si attende «l’esito
del tavolo dell’8 febbraio» sulla riforma del settore a
cui i gestori hanno chiesto di includere anche i punti contestati
del decreto Trasparenza e oggetto della vertenza ovvero
l’esposizione del cartellone con il prezzo medio regionale dei
carburanti e le sanzioni in caso di inadempienza. La Faib
Confesercenti (7mila iscritti), già dopo la riunione di ieri
con Urso – aveva ridotto da 48 a 24 ore la protesta che ha visto la
chiusura sulla rete stradale dalle 19 e su quella autostradale alle
22. Un passo indietro ritenendo «positive le aperture
presentate e già formalizzate con un emendamento al decreto
legge».

Un emendamento che secondo Fegica e Figisc «il
governo ha preparato solo in parte, ed è stato uno dei
motivi per i quali non c’è stata la possibilità
di esprimere un giudizio compiuto». Il decreto, «non ci
ha visto protagonisti nella stesura», ha spiegato Bearzi
ricordando che il provvedimento «è ormai in X
commissione» Attività produttive della Camera «e
mi auguro che ci siano modifiche di buon senso portate dal governo
e dalle opposizioni. Questo porta in là di due mesi
l’entrata in vigore del testo che dovrà andare al
Senato. C’è tempo per migliorarlo». Il confronto
«si sposta in Parlamento dove i benzinai hanno già
avviato una serie di incontri con tutti i gruppi
parlamentari». Fegica e Figisc osservano che «le
proposte emendative del Governo al suo stesso decreto non rimuovono
l’intenzione manifesta di individuare i benzinai come i
destinatari di adempimenti confusi, controproducenti
oltreché chiaramente accusatori». Chiaro, aggiungono,
«che ogni tentativo di consigliare al Governo ragionevolezza
e concretezza non può o non vuole essere raccolto». Lo
sciopero è stato considerato un flop dall’Angac
(associazione dei gestori autonomi) secondo cui «la categoria
è disarmata e delusa» e si propone come alternativa
alle tre sigle. Un flop anche secondo Assoutenti che chiede al
Governo interventi sulla trasparenza da parte delle compagnie
petrolifere. Il Codacons stima che la corsa al pieno avrebbe fatto
incassare all’Erario poco meno di un miliardo.

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