Europee, FdI primo partito a Roma (ma anche nel Lazio). Cresce il Pd, exploit Avs: il report

Con distacco ampio nel Lazio, ridotto invece a Roma. Ma lo schema è sempre quello: le elezioni europee hanno confermato anche a livello locale l’esistenza al momento di un sistema bipolare nei fatti, con protagonisti Fratelli d’Italia e Pd. Se il partito di Giorgia Meloni sopravanza di molto i dem nel voto regionale (33% contro 22), a Roma invece il margine è molto più risicato (29% contro 27,50).

Alle loro spalle sorprende l’affermazione di Alleanza Verdi-Sinistra: il partito di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni è quarto nel Lazio (dietro il deludente M5S, fermo al 10%) e addirittura terzo a Roma, trascinato dall’ex sindaco Ignazio Marino. Un buon risultato che però potrebbe essere destinato a non avere particolari effetti in ambito locale (soprattutto nel Comune). Un altro tema che emerge poi è la competizione nel centrodestra tra Forza Italia e Lega: che ha visto sia nel Lazio che nella Capitale una vittoria di misura degli azzurri.

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LA SFIDA INTERNA

Partiamo da qui. Sia a livello regionale che romano, l’affermazione di FI sulla Lega è stata minima (nell’ordine dello zero virgola). Uno scarto così risicato potrebbe evitare al Carroccio di mettere in discussione uno dei due assessori in Regione: oggi sono Simona Baldassarre (Cultura e famiglia) e Pasquale Ciacciarelli (Urbanistica). Questo nonostante la Lega abbia in consiglio solo Laura Cartaginese. Nei corridoi inizia a farsi strada questo ragionamento: se gli azzurri avessero fatto il 10% (e il Carroccio si fosse fermato 3-4 punti sotto), sarebbe stato più complicato stoppare la voglia di FI (che ha 2 assessori e 7 consiglieri, un paio dei quali ex leghisti) di rimescolare le carte. Così, invece, i contorni si fanno più sfumati. Fonti autorevoli sottolineano poi che finora l’ipotesi di ridefinire gli equilibri in giunta non è mai stata affrontata in sede ufficiale. Ora se ne potrà parlare, ma con uno scarto così ridotto eventuali compensazioni potrebbero avvenire fuori dalla giunta.

Sempre a livello regionale, si segnala l’exploit di Antonella Sberna, candidata di FdI riconducibile agli “ex augelliani”: vicini cioè al senatore di FdI Andrea Augello, scomparso nel 2023, e alla moglie Roberta Angelilli (attuale vice di Francesco Rocca in Regione). Un’area che punta a farsi sentire, ad esempio, quando bisognerà scegliere il candidato sindaco del centrodestra per Roma. Mentre Stefano Tozzi, il candidato d’area “rampelliana” (ma sostenuto dal partito) al momento sarebbe il primo dei non eletti. Male infine l’ex Terzo Polo: a Roma sia gli Stati Uniti d’Europa di Matteo Renzi ed Emma Bonino che Azione di Carlo Calenda (che alle comunali del 2021 aveva sfiorato addirittura il 20%) hanno faticato parecchio, superando di poco la soglia di sbarramento del 4%.

IL NODO CAPITOLINO

Sul fronte Campidoglio, chi esce rafforzato dal voto europeo sembra essere il sindaco Roberto Gualtieri, che vede il suo Pd tallonare FdI (un punto e mezzo il distacco a Roma). Ieri Gualtieri «ha parlato di risultato oltre ogni attesa» del Pd e si è detto «contento che anche a Roma le forze che sostengono la maggioranza, come Avs e Verdi, abbiano ottenuto un risultato importante». Proprio l’exploit del partito di Bonelli e Fratoianni (favorito dal buon risultato di Ignazio Marino) non sembra però destinato ad avere conseguenze dirette in Campidoglio. Il sindaco invece potrebbe giovarsi del bipolarismo “di fatto” certificato anche a livello locale, sfruttando la capacità di collaborazione tra Palazzo Chigi e il Campidoglio: i quali sui dossier comuni (Giubileo in testa) al di là di qualche schermaglia pubblica hanno dimostrato di saper dialogare quando serve per trovare delle soluzioni.

IL CANDIDATO

L’altro tema che emerge dal voto romano in casa Pd è il risultato di Nicola Zingaretti, secondo nella circoscrizione Centro dopo la segretaria Elly Schlein. L’ex governatore era il principale il candidato dem a Roma ed è stato sostenuto pubblicamente da Roberto Gualtieri. Ma anche in casa ha dovuto confrontarsi con due sindaci “stranieri” come Matteo Ricci (Pesaro) e Dario Nardella (Firenze), spinti da molti esponenti politici romani. Salvo riuscire a riacciuffarli grazie all’elettorato capitolino. Insomma, alla fine i conti sono tornati.

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